L’ombelico del mondo, l’asma di Eric, una poesia di Tu Fu


Tu Fu040Di tutte le reazioni, sconfortate o entusiaste,  alle nostre vicende italiane, ciò che mi colpisce oggi è comunque l’enfasi sulle cose di casa nostra, quasi che fossimo l’ombelico del mondo! Condivido allora un post di Padre Mauro dal Niger e di seguito una poesia di Tu Fu (ottavo secolo). Buona lettura!

L’ASMA DI ERIC di Padre Mauro Armanino

Era curvo sotto il peso del soffio. Eric é passato venerdì mattina con un documento dell’HCR affaticato dal viaggio. L’Alto Commissariato per i Rifugiati l’ha rispedito al mittento come un pacco postale dalla destinazione sconosciuta. Rantolava sul sedile a capo chino. Gli mancava persino la forza di bere un sorso d’acqua fresca dal sacchetto di plastica. Eric Junior è partito nel 2010 dalla Repubblica Centrafricana. Da allora la cartina geografica si disegna tra i piedi e gli occhi perduti.L’Algeria, il Marocco e la rete metallica. Il Sahara Occidentale e le mine evitate. La Mauritania di Nouadhibou con le reti da pesca.L’arrivo alla capitale Nouakchot e poi la Guinea col documento come bandiera. L’asma lo inseguiva fino al confinante Mali, nel Burkina Faso e si è stabilita con lui a Niamey.

Assieme all’asma di Eric stava Roger, anche lui ferito.Figlio di Moise e di Marie Louise come attestato dal documento in suo possesso. Si vantava di essere stato un operatore economico di successo e un benefattore del popolo. La trappola è scattata quando ha deciso di offrire una chiesa e una scuola alla Chiesa Evangelica del Cameroun. Non può esistere la gratuità e dunque Roger è stato accusato di fare politica per diventare il prossimo sindaco della città.Sono cresciute le intimidazioni e le minacce fino a farlo decidere di partire dal Paese con la famiglia. Roger pensava di abbandonare il passato e si sbagliava. I politici padri padroni sono come l’asma di Eric e inseguono il futuro. Anche nella Repubblica Centrafricana si sentiva pedinato dal potere e ha continuato la fuga lasciando la famiglia al sicuro.Di frontiera in frontiera ha passato il Tchad, la Nigeria e si è fermato anche lui a Niamey città aperta.

Viaggia con le foto grandi ben conservate come garanzia di autenticità. La casa con la chiesa in costruzione e il magazzino della mercanzia. La foto ricordo nell’ufffico col telefono fisso e lui con  lo sguardo da commerciante. L’utima foto è quella di sua moglie in abito da sposa bianco con lo strascico nel giorno di matrimonio. Lei con i quattro figli è rimasta nel Paese dove Eric vorrebbe tornare. L’asma gli ruba quanto rimane del respiro e lo rende tenue come un mattino. L’asma si intende bene con la polvere di questi giorni e sembra un cane randagio. Lo segue da lontano e si ferma quando si ferma. Quando accenna a ripartire lo avvicina con cautela e non lo molla di un passo.

La moglie di Roger si chiama Clarisse e i figli sono altrettante frontiere in attesa di futuro. Damaris precede l’altro Moise che anticipa a sua volta Melina. Lorenzo,l’ultimo, è sfuggito alla sorveglianza e con lui fanno quattro in esilio. Roger commerciava vetture e elettrodomestici dall’Europa con la complicità di un fratello che pagava e organizzava il trasporto via mare. Roger è ferito alla gamba come Garibaldi che combatteva sull’Aspromonte. La montagna di Roger è una scottatura fatta col tubo di scappamento della moto mentre scappava.Era un importatore di successo con una vita davanti. Presenta con orgoglio alcuni libretti di assegni che hanno il sapore amaro della beffa.

Roger non sapeva dove passare la notte. Chiede come potrebbe ricominciare a fare il commercio da queste parti. Anche Eric passerà la notte assieme all’asma nella clinica dove forse potrà tornare a respirare la vita. Nella fretta di partire ha dimenticato il cellulare sotto carica. Premendo il tasto centrale del quale appare l’immagine del volto seducente di una giovane donna vestita di viola.

Proprio come la fata turchina delle favole.

mauro armanino, niamey, febbraio 2012

CANTO DEL VENTO D’AUTUNNO E DELLA CAPANNA – To Fu

Nel mese ottavo una burrasca d’autunno

Tolse al mio tetto tre strati di paglia;

Dappertutto le sparse; sopra il fiume,

Sulle due rive, dentro la palude,

In alto sopra gli alberi.

E dai dintorni vennero ragazzi

A frotte, che vedendomi

Vecchio e debole, mi portaron via

La paglia sotto gli occhi; la rubavano

E tra i loro canneti di bambù

L’ammucchiavano lesti. Ed io cercavo

Di fermarli, ma invano: non bastava

La mia voce.

Così me ne tornai

Alla capanna, sospirando. Il vento era cessato, ma si radunavano

Nubi nere, oscurando il cielo, senza

neanche un raggio di luce: era una notte

Davvero spaventosa.

La mia vecchia coperta, fredda come metallo,

Era piena di buchi, di cui si lamentava

Il mio figliolo delicato.

E la pioggia cadeva giù dal tetto

Come una frangia continua di canapa,

Inzuppando ogni cosa.

Dopo tutti i disastri della guerra

Mi parve insopportabile quest’altra

Miseria, e non trovavo più riposo

Nel sonno, ma pensai tutta la notte

Se sarebbe venuto

Un termine ai miei mali.

Poi assopito sull’alba, vidi in sogno

Un immenso palazzo, con più di mille stanze

Dove ogni povero trovava rifugio

Ed era il benvenuto: un gran palazzo

Solido come una collina, forte

Contro il vento e la pioggia; e mi destai

Pensando: com’è assurdo; quando mai

Potrò vedere una simile casa?

Ma se potessi credere che questo

Sogno si realizzasse, a me sarebbe

Sufficiente conforto:

Anche se la mia povera capanna

Crollasse tutta, ed io gelassi a morte.

2 commenti

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2 risposte a “L’ombelico del mondo, l’asma di Eric, una poesia di Tu Fu

  1. Struggenti, sia il post che la poesia.

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